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La più pura e tradizionale vodka estone, con la ricetta studiata dal provetto farmacista Jakob Kurberg per riscaldare i cuori dei cittadini estoni del XIX secolo, ma con un brivido in più. Per un’esperienza da condividere insieme, in una serata all’insegna di un’intimità segreta, alla ricerca di un fremito caldo e di un pizzico di follia. All’antica ricetta del dottor Kurberg, questa incredibile vodka aggiunge infatti l’essenza della segale invernale dei campi estoni e soprattutto infuso di canapa sativa. Una varietà senza tracce di principi attivi, ma con un aroma tipico e inalterato. Per un brindisi bollente e stuzzicante, con un tocco di trasgressione che vi lascerà di stucco.
Tutti la conosciamo, tutti l’abbiamo sorseggiata, tutti l’abbiamo usata per brindare un successo, un traguardo, un obiettivo raggiunto. Forse nessuno di noi mai se l’è chiesto: cosa significa “vodka”? Che ci crediate o no, la traduzione del russo è “acquettina”. Non però nel significato di “acqua di poco valore”, bensì con quello tenero e affettuoso a cui ci si rivolge a qualcosa da coccolare e che ci corrobora l’anima. E in questa storia curiosa c’è molto dei gelidi, piovosi e nebbiosi inverni dell’Estonia e della Livonia. Dove il lavoro di un provetto farmacista confezionò un dono per le popolazioni locali e per il resto del mondo. Che in questo modo scoprirono anche il nome di queste terre inospitali.
Le aree baltiche, mentre il XIX volgeva al termine, erano un luogo decisamente poco consigliato per vivere. In maniera particolare quando i brevi, tiepidi mesi estivi lasciavano spazio a un lunghissimo inverno. I tempi poveri e ostili spinsero così la popolazione a recarsi nelle boscose e gelide foreste a caccia di piante e bacche da far riposare nella propria vodka. Scoprendo in questo modo aromi sempre nuovi per la loro “acqua speciale”. Una tradizione durata secoli e secoli, e che è stata consegnata alla sapienza dei farmacisti locali. Fino ad arrivare al fatidico 1886.
Fu quello l’anno in cui Jakob Kurberg approfondì e perfezionò una tradizione proveniente da generazioni di esperimenti, in cui i suoi conterranei avevano cercato dalla natura un modo per coccolarsi dalla furia degli elementi. Così, dopo diversi esperimenti condotti nell’oscurità, la sua fama di “miscelatore di veleni” crebbe a dismisura fino a creare una sua distilleria. Nata per rinfrancare l’esistenza di chi lo circondava e tenere lontano il freddo, la sua piccola bottega divenne un punto di riferimento arrivato fino ai giorni nostri. E i master distiller contemporanei non hanno fatto che tenere il suo nome sempre più alto, nel nome della sua antica missione: coccolare chi è alla ricerca di calde sensazioni.
La più pura e tradizionale vodka estone, con la ricetta studiata dal provetto farmacista Jakob Kurberg per riscaldare i cuori dei cittadini estoni del XIX secolo, ma con un brivido in più. Per un’esperienza da condividere insieme, in una serata all’insegna di un’intimità segreta, alla ricerca di un fremito caldo e di un pizzico di follia. All’antica ricetta del dottor Kurberg, questa incredibile vodka aggiunge infatti l’essenza della segale invernale dei campi estoni e soprattutto infuso di canapa sativa. Una varietà senza tracce di principi attivi, ma con un aroma tipico e inalterato. Per un brindisi bollente e stuzzicante, con un tocco di trasgressione che vi lascerà di stucco.
Tutti la conosciamo, tutti l’abbiamo sorseggiata, tutti l’abbiamo usata per brindare un successo, un traguardo, un obiettivo raggiunto. Forse nessuno di noi mai se l’è chiesto: cosa significa “vodka”? Che ci crediate o no, la traduzione del russo è “acquettina”. Non però nel significato di “acqua di poco valore”, bensì con quello tenero e affettuoso a cui ci si rivolge a qualcosa da coccolare e che ci corrobora l’anima. E in questa storia curiosa c’è molto dei gelidi, piovosi e nebbiosi inverni dell’Estonia e della Livonia. Dove il lavoro di un provetto farmacista confezionò un dono per le popolazioni locali e per il resto del mondo. Che in questo modo scoprirono anche il nome di queste terre inospitali.
Le aree baltiche, mentre il XIX volgeva al termine, erano un luogo decisamente poco consigliato per vivere. In maniera particolare quando i brevi, tiepidi mesi estivi lasciavano spazio a un lunghissimo inverno. I tempi poveri e ostili spinsero così la popolazione a recarsi nelle boscose e gelide foreste a caccia di piante e bacche da far riposare nella propria vodka. Scoprendo in questo modo aromi sempre nuovi per la loro “acqua speciale”. Una tradizione durata secoli e secoli, e che è stata consegnata alla sapienza dei farmacisti locali. Fino ad arrivare al fatidico 1886.
Fu quello l’anno in cui Jakob Kurberg approfondì e perfezionò una tradizione proveniente da generazioni di esperimenti, in cui i suoi conterranei avevano cercato dalla natura un modo per coccolarsi dalla furia degli elementi. Così, dopo diversi esperimenti condotti nell’oscurità, la sua fama di “miscelatore di veleni” crebbe a dismisura fino a creare una sua distilleria. Nata per rinfrancare l’esistenza di chi lo circondava e tenere lontano il freddo, la sua piccola bottega divenne un punto di riferimento arrivato fino ai giorni nostri. E i master distiller contemporanei non hanno fatto che tenere il suo nome sempre più alto, nel nome della sua antica missione: coccolare chi è alla ricerca di calde sensazioni.
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