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Il birrificio Brewdog ogni anno crea dei prototipi di birra che vengono poi votati nei vari locali e pub per decidere quali successivamente produrre in grandi quantità. La Prototype Vagabond Pale Ale è la Gluten-Free vincitrice di una di queste edizioni. Prodotta con luppoli Amarillo e Centennial che le donano piacevole retrogusto agrumato con note di cereali.
Due amici al bar, che si ritrovano come ogni sera intorno a un tavolo e discutono sulle birre scadenti che si ritrovano davanti, tipiche di una produzione smaccatamente industriale che caratterizza fin troppo il mercato delle isole britanniche. Sono James e Martin, due ragazzi di appena 24 anni, il luogo è Fraserburgh, anonimo centro di pescatori nel nord della Scozia, e l’anno è il 2007. Quello scambio di battute dà origine a un’idea, e quell’idea genera un progetto che ben presto darà vita a un piccolo impero. Quello è infatti il giorno in cui nasce la BrewDog. Marchio che oggi ha reso le IPA un autentico must su tutte le tavole del mondo.
Il progetto di James e Martin non è facile. Infatti, quando affittano un locale nell’aprile di quel freddo 2007, sono costretti a chiedere prestiti in banca che spaventerebbero chiunque, ma indispensabili per investire un ingente capitale in acciaio inossidabile destinato a contenere le loro prime, estreme birre fatte a mano. Fatte letteralmente a mano, dato che erano loro stessi a riempire singolarmente ogni bottiglia di BrewDog, per poi provare a venderla nei mercati locali dopo aver smontato un vecchio furgone tutto ammaccato.
I due giovani, però, ci sapevano fare eccome. Mossi da un desiderio tanto profondo quanto tangibile, come quello di appassionare le genti del mondo alla birra artigianale. E già l’anno successivo la loro produzione della birra più forte della storia britannica attirò su di loro l’attenzione dei media. E qualche ostacolo, certo, ma anche le prime richieste di esportazione dalla Svezia, gli Stati Uniti, addirittura il Giappone. BrewDog si stava già costruendo un nome, in una parabola destinata a crescere a dismisura negli anni successivi. Basti pensare ai 10 mila nuovi soci del 2013. E il tutto era nato dalla lamentela per una birra troppo scadente, una sera, in un piccolo bar di pescatori…
Il birrificio Brewdog ogni anno crea dei prototipi di birra che vengono poi votati nei vari locali e pub per decidere quali successivamente produrre in grandi quantità. La Prototype Vagabond Pale Ale è la Gluten-Free vincitrice di una di queste edizioni. Prodotta con luppoli Amarillo e Centennial che le donano piacevole retrogusto agrumato con note di cereali.
Due amici al bar, che si ritrovano come ogni sera intorno a un tavolo e discutono sulle birre scadenti che si ritrovano davanti, tipiche di una produzione smaccatamente industriale che caratterizza fin troppo il mercato delle isole britanniche. Sono James e Martin, due ragazzi di appena 24 anni, il luogo è Fraserburgh, anonimo centro di pescatori nel nord della Scozia, e l’anno è il 2007. Quello scambio di battute dà origine a un’idea, e quell’idea genera un progetto che ben presto darà vita a un piccolo impero. Quello è infatti il giorno in cui nasce la BrewDog. Marchio che oggi ha reso le IPA un autentico must su tutte le tavole del mondo.
Il progetto di James e Martin non è facile. Infatti, quando affittano un locale nell’aprile di quel freddo 2007, sono costretti a chiedere prestiti in banca che spaventerebbero chiunque, ma indispensabili per investire un ingente capitale in acciaio inossidabile destinato a contenere le loro prime, estreme birre fatte a mano. Fatte letteralmente a mano, dato che erano loro stessi a riempire singolarmente ogni bottiglia di BrewDog, per poi provare a venderla nei mercati locali dopo aver smontato un vecchio furgone tutto ammaccato.
I due giovani, però, ci sapevano fare eccome. Mossi da un desiderio tanto profondo quanto tangibile, come quello di appassionare le genti del mondo alla birra artigianale. E già l’anno successivo la loro produzione della birra più forte della storia britannica attirò su di loro l’attenzione dei media. E qualche ostacolo, certo, ma anche le prime richieste di esportazione dalla Svezia, gli Stati Uniti, addirittura il Giappone. BrewDog si stava già costruendo un nome, in una parabola destinata a crescere a dismisura negli anni successivi. Basti pensare ai 10 mila nuovi soci del 2013. E il tutto era nato dalla lamentela per una birra troppo scadente, una sera, in un piccolo bar di pescatori…
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