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Spazio. Infinito e infinitesimale, visibile ed invisibile, esso è nel tutto. Nelle pupille che si perdono all’orizzonte e si restingono mentre guardano ad est il sorgere del sole o ad ovest il tramonto, che segna il termine di una giornata dedicata alla vigna. L’amore per la natura e la devozione per la terra, sono concetti forti e tangibili di percepire lo spazio, quale forma di massima espressione poetica ed artistica della natura. Esso avvolge e protegge il terroir, la vigna, il vignaiolo ed ogni essere vivente. Ed è qui, nella Valle del Lupo, che questo animale è padrone del suo spazio ed ha il potere di portare fecondità, abbondanza e di proteggere il territorio. E’ qui, in questo luogo, che nasce Corte del Lupo Bianco, il vino che dall’immensità della terra si affina negli spazi delle piccole botti di rovere.
Ca’ del Bosco è un nome che sembra evocare una realtà territoriale piccola e modesta, familiare, quasi colloquiale. E di fatto è da qui che parte la storia dietro cui si nasconde una realtà che in pochi anni si sarebbe tramutata in uno dei simboli della Franciacorta in Italia e nel mondo. L’inizio, però, è dal respiro apparentemente corto: sono gli anni ’60, e a Erbusco una piccola casa circondata da boschi e vigneti diventa proprietà di Annamaria Clementi Zanella. È la “ca’ del bosc”, appunto. Quella che ben presto si sarebbe trasformata in una delle cantine più moderne e produttive del Paese.
Il vero fautore di questa esplosione è Maurizio, figlio di Annamaria, che a partire dagli anni ’70 diede corpo e forma a una visione: esportare il nome della Franciacorta in Italia e nel mondo all’insegna di una incessante, ostinata e mai esaurita ricerca dell’eccellenza assoluta. E farlo con quella piccola ma splendida e ricchissima proprietà di famiglia: la “ca’ del bosc”, ormai per tutti Ca’ del Bosco. Un’eccellenza italiana, per materie prime, lavorazione, attenzione e conoscenza. Con un occhio anche all’arte, celebrata sin dall’ingresso della cantina. Che oggi è il “Cancello Solare”, opera in bronzo del celebre scultore Arnaldo Pomodoro.
Oggi Ca’ del Bosco vanta oltre 200 ettari vitati di vigneto. Ma alla qualità si accompagna anche la più attenta qualità. “Ci piace chiamarlo Metodo Ca’ del Bosco. Racchiude la nostra idea di Metodo Franciacorta. Qualcosa di personale, forse romantico. Vuol dire avere a cuore l’eccellenza del vino, l’integrità del territorio ed il rispetto della tradizione”, dice Maurizio Zanella. E infatti tutte le vigne (che oggi hanno quasi tutte oltre 40 anni d’età) vengono trattate separatamente, per rispettare ogni peculiarità dei singoli terroir. Di ogni uva si punta a esaltare la massima espressione, una ricetta che ha permesso al marchio di diventare un punto di riferimento ormai planetario.
Spazio. Infinito e infinitesimale, visibile ed invisibile, esso è nel tutto. Nelle pupille che si perdono all’orizzonte e si restingono mentre guardano ad est il sorgere del sole o ad ovest il tramonto, che segna il termine di una giornata dedicata alla vigna. L’amore per la natura e la devozione per la terra, sono concetti forti e tangibili di percepire lo spazio, quale forma di massima espressione poetica ed artistica della natura. Esso avvolge e protegge il terroir, la vigna, il vignaiolo ed ogni essere vivente. Ed è qui, nella Valle del Lupo, che questo animale è padrone del suo spazio ed ha il potere di portare fecondità, abbondanza e di proteggere il territorio. E’ qui, in questo luogo, che nasce Corte del Lupo Bianco, il vino che dall’immensità della terra si affina negli spazi delle piccole botti di rovere.
Ca’ del Bosco è un nome che sembra evocare una realtà territoriale piccola e modesta, familiare, quasi colloquiale. E di fatto è da qui che parte la storia dietro cui si nasconde una realtà che in pochi anni si sarebbe tramutata in uno dei simboli della Franciacorta in Italia e nel mondo. L’inizio, però, è dal respiro apparentemente corto: sono gli anni ’60, e a Erbusco una piccola casa circondata da boschi e vigneti diventa proprietà di Annamaria Clementi Zanella. È la “ca’ del bosc”, appunto. Quella che ben presto si sarebbe trasformata in una delle cantine più moderne e produttive del Paese.
Il vero fautore di questa esplosione è Maurizio, figlio di Annamaria, che a partire dagli anni ’70 diede corpo e forma a una visione: esportare il nome della Franciacorta in Italia e nel mondo all’insegna di una incessante, ostinata e mai esaurita ricerca dell’eccellenza assoluta. E farlo con quella piccola ma splendida e ricchissima proprietà di famiglia: la “ca’ del bosc”, ormai per tutti Ca’ del Bosco. Un’eccellenza italiana, per materie prime, lavorazione, attenzione e conoscenza. Con un occhio anche all’arte, celebrata sin dall’ingresso della cantina. Che oggi è il “Cancello Solare”, opera in bronzo del celebre scultore Arnaldo Pomodoro.
Oggi Ca’ del Bosco vanta oltre 200 ettari vitati di vigneto. Ma alla qualità si accompagna anche la più attenta qualità. “Ci piace chiamarlo Metodo Ca’ del Bosco. Racchiude la nostra idea di Metodo Franciacorta. Qualcosa di personale, forse romantico. Vuol dire avere a cuore l’eccellenza del vino, l’integrità del territorio ed il rispetto della tradizione”, dice Maurizio Zanella. E infatti tutte le vigne (che oggi hanno quasi tutte oltre 40 anni d’età) vengono trattate separatamente, per rispettare ogni peculiarità dei singoli terroir. Di ogni uva si punta a esaltare la massima espressione, una ricetta che ha permesso al marchio di diventare un punto di riferimento ormai planetario.
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