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Icona di stile. Da un’accurata selezione di Chardonnay di montagna, il Trentodoc millesimato che sintetizza al meglio l’arte Ferrari. Elegante fraseggio gustativo, con finale in crescendo. Il gusto è elegante e armonioso: si distingue l’inconfondibile fondo aromatico tipico dello Chardonnay. Segue un finale lievemente ammandorlato e di grande persistenza, frutto del lungo affinamento sui lieviti.
Giulio Ferrari tra il 1895 e il 1897 aveva studiato alla scuola agraria San Michele all’Adige: proprio a scuola aveva conosciuto chi gli avrebbe permesso di trasferirsi in Francia. Non in una regione a caso, ovviamente, ma nella zona dello Champagne, dove era stato ospitato da un suo amico produttore. Fu così che egli ebbe modo di interessarsi da vicino alle bollicine e a tutto ciò che sta intorno ad esse: così, una volta ritornato a casa, provò a tradurre sul campo tutto quello che aveva appreso nel corso della sua trasferta. L’amore per il vino giocava di certo un ruolo di primo piano, ma altrettanto sicuro è che Giulio fosse un businessman in anticipo sui tempi, un uomo di affari che poteva contare su un intuito fuori dal comune. Con il trascorrere del tempo Giulio divenne sempre più rinomato e apprezzato come produttore di vini, per quanto il numero di bottiglie che poteva mettere a disposizione dei propri clienti fosse ridotto: il vivaio rappresentava ancora la sua attività più importante. Fu proprio Ferrari, peraltro, a rivestire un ruolo decisivo nel favorire la diffusione nel nostro Paese dello Chardonnay.
Icona di stile. Da un’accurata selezione di Chardonnay di montagna, il Trentodoc millesimato che sintetizza al meglio l’arte Ferrari. Elegante fraseggio gustativo, con finale in crescendo. Il gusto è elegante e armonioso: si distingue l’inconfondibile fondo aromatico tipico dello Chardonnay. Segue un finale lievemente ammandorlato e di grande persistenza, frutto del lungo affinamento sui lieviti.
Giulio Ferrari tra il 1895 e il 1897 aveva studiato alla scuola agraria San Michele all’Adige: proprio a scuola aveva conosciuto chi gli avrebbe permesso di trasferirsi in Francia. Non in una regione a caso, ovviamente, ma nella zona dello Champagne, dove era stato ospitato da un suo amico produttore. Fu così che egli ebbe modo di interessarsi da vicino alle bollicine e a tutto ciò che sta intorno ad esse: così, una volta ritornato a casa, provò a tradurre sul campo tutto quello che aveva appreso nel corso della sua trasferta. L’amore per il vino giocava di certo un ruolo di primo piano, ma altrettanto sicuro è che Giulio fosse un businessman in anticipo sui tempi, un uomo di affari che poteva contare su un intuito fuori dal comune. Con il trascorrere del tempo Giulio divenne sempre più rinomato e apprezzato come produttore di vini, per quanto il numero di bottiglie che poteva mettere a disposizione dei propri clienti fosse ridotto: il vivaio rappresentava ancora la sua attività più importante. Fu proprio Ferrari, peraltro, a rivestire un ruolo decisivo nel favorire la diffusione nel nostro Paese dello Chardonnay.
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